Domenico Squillace è un preside calabrese che da sei anni dirige il Liceo Volta di Milano. Ieri ha scritto e fatto girare via chat ai suoi alunni il testo di una lettera che è una vera e propria lezione di vita per tutti, soprattutto in questo periodo di psicosi e confusione collettiva. Ecco il testo integrale, che sta girando parecchio in Rete e che si spera possa diventare il più possibile virale per raggiungere quante più persone possibili.
La lettera che gira in chat
“La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia…”. Così si apre il capitolo 31 dei Promessi sposi dedicato all’epidemia di peste che si abbatté su Milano nel 1630. “Dentro quelle pagine c’è già tutto, la certezza della pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l’emergenza sanitaria, — scrive il docente che non valuta l’opportunità o meno della decisione di chiusura, ma invita i ragazzi — a non farsi trascinare dal delirio collettivo, di continuare con precauzioni una vita normale. Fate passeggiate, leggete un buon libro. Non c’è alcun motivo di restare chiusi in casa. Non c’è alcun motivo per prendere d’assalto supermercati farmacie, le mascherine lasciatele a chi è malato. La velocità con cui una malattia può spostarsi da un capo all’altro del mondo è figlia del nostro tempo, non esistono muri che le possano fermare”.
“Uno dei rischi più grandi in vicende del genere, ce lo insegnano Manzoni e Boccaccio, è l’avvelenamento della vita sociale. L’istinto atavico quando ci si sente minacciati da un nemico invisibile è quello di vederlo ovunque, il pericolo è guardare i nostri simili come una minaccia. Rispetto alle epidemie del XIV e del XVII secolo noi abbiamo la medicina moderna. Usiamo il pensiero razionale di cui è figlia per preservare il bene più prezioso che possediamo, il nostro tessuto sociale, la nostra umanità. Se non riusciremo a farlo la peste avrà vinto davvero. Vi aspetto presto a scuola”.