Era quasi riuscito a trasformare quel delitto in una morte naturale. Ha cercato di restare un “fantasma”, di non dare nell’occhio. Ma alla fine le tracce, soprattutto quelle del cellulare, hanno portato gli investigatori direttamente a lui. Un uomo di 25 anni, un cittadino egiziano irregolare in Italia e residente a San Giuliano Milanese, è stato arrestato mercoledì mattina all’alba con l’accusa di omicidio aggravato per la morte di Stefania D., la donna di 45 anni che era stata trovata morta lo scorso 29 aprile nella sua casa al civico 38 di via Lorenteggio a Milano.
A bloccare il presunto killer sono stati gli agenti della Squadra Mobile, guidati da Marco Calì, che hanno dato esecuzione a una custodia cautelare in carcere emessa dal Gip su richiesta del procuratore aggiunto Laura Pedio e del sostituto Cristiana Roveda.
Il lavoro degli investigatori era partito proprio quel 29 aprile, quando un amico della vittima – preoccupato perché lei non gli rispondeva più al telefono da ore – era andato a casa e aveva trovato il suo cadavere sul pavimento della cucina. Sul corpo non c’era nessun segno evidente di violenza e l’appartamento – al secondo piano di un condominio signorile – era perfettamente in ordine, tanto che inizialmente dalla Mobile avevano pensato a una morte naturale della 45enne, che lavorava come prostituta ricevendo in casa e che in passato aveva avuto problemi finanziari.
L’omicidio rilevato dall’autopsia
L’autopsia – svolta in ritardo a causa del “lockdown che ha fortemente ritardato l’espletamento degli accertamenti autoptici e i relativi esiti”, spiega la Questura – ha però rivelato che la vittima era morta per la “rottura bilaterale dei cornetti tiroidei dovuta ad asfissia meccanica da compressione determinata da un’azione violenta di altra persona”. A quel punto, gli agenti hanno capito che c’era un omicida da fermare.
È bastato poco per accertare che la sera prima del ritrovamento del corpo, proprio in un orario compatibile con la morte, la 45enne aveva incontrato il 25enne con cui aveva preso appuntamento su Whatsapp. I poliziotti sono così riusciti a ricostruire che effettivamente il 28 aprile, il presunto killer si era recato a casa della donna, salvo poi andare via una ventina di minuti dopo, presumibilmente senza aver consumato nessun rapporto sessuale.
È verosimile quindi – questa la ricostruzione di investigatori e inquirenti, confermata anche dalle immagini delle telecamere – che i due abbiano litigato e che l’uomo l’abbia soffocata e uccisa, prima di ritornare a San Guliano al termine di quello che era il primo incontro tra i due. Il giorno successivo l’amico della vittima aveva poi messo in moto la macchina dei soccorsi e delle indagini, che mercoledì matina hanno fatto finire in cella il 25enne.